Nello scorso mandato molto si è discusso in merito alle
fusioni, nella fattispecie l’ipotesi, caldeggiata anche dal periodico locale
Semide, riguardava i quattro Comuni ad est dell’ambito Codroipese.
La nostra posizione, evidenziata anche con la delibera
approvata in Consiglio Comunale, prediligeva un percorso di condivisione dei
servizi fra i Comuni dell’ambito ovvero una “unione dei servizi”.
In quel periodo sembrava che la Regione stesse attivando
tutti gli strumenti a propria disposizione per incentivare le fusioni, ad
esempio rivedendo il meccanismo dei referendum per togliere la possibilità di
bloccare il procedimento qualora uno dei Comuni non fosse d’accordo,
instaurando un principio di maggioranza assoluta (contestata da chi considerava
questo come esautorazione delle realtà minori).
Da qualche tempo, la stampa sta mettendo in evidenza il
fatto che in auge siano salite le Unioni:
Parliamo di un nuovo sistema di gestione per i 17 ambiti
territoriali “caldamente consigliati” anche per gli ambiti con più di 5.000
abitanti, per i quali sembra sia prevista l’obbligatorietà, pena il rischio di
minori finanziamenti.
A questa linea si oppone l’UPI (Unione delle Province) della
nostra regione la quale sostiene che vi saranno aumenti dei costi per i
cittadini con la creazione di 17 nuove figure di direttori di questi enti e di
un apparato burocratico di sostegno.
Fermo restando che la parte del leone, per quanto riguarda i
costi non la fanno i Comuni ma, in parte minore, le Province e in modo
predominante la Regione, ogni operazione di razionalizzazione dovrebbe essere
benvenuta.
La domanda però è immediata: sarà vero risparmio e
miglioramento delle funzionalità?
In attesa di capire se questa riforma definita delle
“mini-Province” sarà funzionale duole rilevare che la volontà delle
amministrazioni Comunali non è assolutamente presa in considerazione ovvero gli
organi amministrativi eletti in modo diretto, con un sistema di preferenze espressione della volontà dei cittadini, non
hanno titolo per decidere come e con chi vogliono condividere un percorso
amministrativo che possa portare (perché no?) anche alle fusioni.
A giorni capiremo se il Consiglio Regionale vorrà avvallare
questa strategia dopo di ché nasceranno le consequenziali decisioni da parte del territorio.
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