giovedì 25 settembre 2014

RIFORMA DEI COMUNI, ANCORA NOVITA' ALL'ORIZZONTE



Nella nuova proposta dell’Assessore Panontin non si parla più dei 17 Ambiti territoriali ottimali (Ato) e si prospettano Unioni di Comuni meno ingessate. Recentemente anche l’ordine dei Revisori aveva espresso un invito ai Sindaci (Messaggero Veneto) in quel senso:


La partecipazione alle Unioni rimane obbligatoria per i Comuni fino a 5 mila abitanti o 3 mila se montani, mentre è facoltativa per le realtà tra i 5 e i 30 mila abitanti e costituirà una condizione per ottenere i trasferimenti regionali. Le governance delle Unioni, punto criticato per il costo, spariscono così come i direttori generali delle Unioni che saranno governate da un'assemblea e da un presidente eletto tra i sindaci dei Comuni dell'Unione con un modello che attribuisce al voto dei sindaci un peso diverso in base alla popolazione del suo Comune.

Si è istituito il “Programma annuale delle fusioni”, attraverso il quale la giunta Regionale si farà promotrice delle aggregazioni di quei Comuni che in termini di ampiezza, entità demografica, assetto organizzativo e finanziario, non sono più in grado di garantire un adeguato sviluppo socio-economico e culturale del proprio territorio, fortunatamente sembra verrà preso in considerazione il parere dei Comuni interessati, che potranno anche attivare forme di consultazione popolare.

Dato per acquisito (ottimisticamente) la scomparsa delle Province le Unioni avranno potere gestionale e decisionale su: organizzazione generale dell'amministrazione, gestione finanziaria, servizi sociali, edilizia scolastica, polizia locale, sportello unico delle attività produttive, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale; catasto, programmazione territoriale sovracomunale, protezione civile, raccolta e smaltimento rifiuti, statistica.

I compiti da esercitare in forma associata, ma deliberati dai singoli Comune restano: pianificazione territoriale comunale, opere pubbliche, procedure espropriative, programmazione e gestione dei fabbisogni di beni e servizi, riscossione tributi, energia.

Per quanto riguarda le funzioni delle Province queste saranno distribuite tra Regione, Comuni e Unioni, tranne il lavoro che resterà alle Province fino all'istituzione dell'Agenzia regionale per l'impiego. Le Unioni, infine, potranno anche associarsi tra loro o con singoli Comuni che non aderiscono all'Unione per gestire funzioni o servizi di area vasta, con autonome convenzioni.

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