Nella nuova proposta dell’Assessore Panontin non si parla
più dei 17 Ambiti territoriali ottimali (Ato) e si prospettano Unioni di Comuni
meno ingessate. Recentemente anche l’ordine dei Revisori aveva espresso un
invito ai Sindaci (Messaggero Veneto) in quel senso:
La partecipazione alle Unioni rimane obbligatoria per i
Comuni fino a 5 mila abitanti o 3 mila se montani, mentre è facoltativa per le
realtà tra i 5 e i 30 mila abitanti e costituirà una condizione per ottenere i
trasferimenti regionali. Le governance delle Unioni, punto criticato per il
costo, spariscono così come i direttori generali delle Unioni che saranno
governate da un'assemblea e da un presidente eletto tra i sindaci dei Comuni
dell'Unione con un modello che attribuisce al voto dei sindaci un peso diverso
in base alla popolazione del suo Comune.
Si è istituito il “Programma annuale delle fusioni”,
attraverso il quale la giunta Regionale si farà promotrice delle aggregazioni
di quei Comuni che in termini di ampiezza, entità demografica, assetto
organizzativo e finanziario, non sono più in grado di garantire un adeguato
sviluppo socio-economico e culturale del proprio territorio, fortunatamente
sembra verrà preso in considerazione il parere dei Comuni interessati, che potranno
anche attivare forme di consultazione popolare.
Dato per acquisito (ottimisticamente) la scomparsa delle
Province le Unioni avranno potere gestionale e decisionale su: organizzazione
generale dell'amministrazione, gestione finanziaria, servizi sociali, edilizia
scolastica, polizia locale, sportello unico delle attività produttive,
organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale;
catasto, programmazione territoriale sovracomunale, protezione civile, raccolta
e smaltimento rifiuti, statistica.
I compiti da esercitare in forma associata, ma deliberati
dai singoli Comune restano: pianificazione territoriale comunale, opere
pubbliche, procedure espropriative, programmazione e gestione dei fabbisogni di
beni e servizi, riscossione tributi, energia.
Per quanto riguarda le funzioni delle Province queste
saranno distribuite tra Regione, Comuni e Unioni, tranne il lavoro che resterà
alle Province fino all'istituzione dell'Agenzia regionale per l'impiego. Le
Unioni, infine, potranno anche associarsi tra loro o con singoli Comuni che non
aderiscono all'Unione per gestire funzioni o servizi di area vasta, con
autonome convenzioni.
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