Le ultime dichiarazioni alla stampa da parte dell’Assessore
Panontin affermano che “senza unioni tagli anche alle città capologo”, quindi
tagli in vista per tutti.
La riforma degli enti locali che ha passato l'esame
della giunta e contiene una novità, ovvero l'equiparazione delle città
capoluogo alla disciplina applicata ai Comuni fino a 30.000 abitanti. I
Capoluoghi provinciali potranno scegliere se partecipare o meno alle nuove
Unioni e se non lo faranno subiranno anche loro un taglio dei trasferimenti
ordinari pari al 30% della spesa corrente.
L’approvazione mancata da parte del
Consiglio delle autonomie locali (Cal) non sta bloccando l'iter della riforma
la quale contempla di nuovo la possibilità di rivolgersi, per la gestione delle
Unioni, a un direttore (figura che dovrebbe essere individuata tra i dirigenti
pubblici).
La paventata sforbiciata ai trasferimenti, riguarderà tutti
i Comuni sopra i 5 mila abitanti (3 mila in montagna) che rifiuteranno di
aderire alle nuove Unioni, quindi anche i capoluoghi di Provincia per i quali
non era stata prevista alcuna conseguenza in caso di mancato ingresso. Tutto
questo mentre è stato confermato il sistema premiale a favore dei Comuni che
hanno ceduto spazi finanziari orizzontali, così come l'applicazione di una
penalità per quelli che non hanno utilizzato correttamente gli spazi assegnati.
Interessante la posizione espressa dal Presidente di
Confindustria Udine, Matteo Tonon, che ha sottolineato il fatto che il Comparto
Unico dei dipendenti pubblici sia difficilmente sostenibile in questo periodo
di crisi economica, trattandosi di un sistema che crea privilegi iniqui nei
confronti dei lavoratori privati e costi raguardevoli per la collettività.
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