Prima di dichiarare la nostra posizione è opportuno
illustrare queste due forme di aggregazione amministrativa, infatti molto
spesso le due cose vengono confuse o scambiate fra loro:
- Fusione
L’esigenza che s’intende soddisfare con la fusione è
essenzialmente quella di eliminare i cd. “comuni polvere” ed i gravi disagi
connessi all’esiguità dimensionale dei medesimi, senza per questo ricadere nei
problemi gestionali e negli aumenti di costi tipici di un super-comune. E che,
nella fusione, l’attenzione sia rivolta proprio (e solo) alla consistenza
demografica e dimensionale del modificando assetto territoriale, è facilmente
intuibile da due circostanze:
a) il futuro comune unico deve derivare dalla fusione di
almeno due comuni e dovrebbe preferibilmente avere una dimensione minima di
3.000 abitanti ed una dimensione massima di 30.000 abitanti (se si tratta di
una “unione convertita”);
b) il contributo ordinario annuale (sia statale che
regionale) spettante al nuovo comune è calcolato in base alla popolazione ed ai
comuni coinvolti ed è assolutamente svincolato dal numero e dalle modalità di
gestione dei servizi.
- Unione
Di contro, l’esigenza sottesa alla costituzione di un’unione
è primariamente quella di pervenire ad una gestione stabile ed integrata di
funzioni comunali, così da fornire un grado di efficienza che il singolo comune
(piccolo o grande che sia) non sarebbe separatamente in grado di assicurare ai
propri cittadini. Tant’è vero che:
a) il numero minimo di comuni preteso per una costituenda
unione è richiesto non tanto per sollecitare un’aggregazione di centri minori
(finalità tipica ed esclusiva di una fusione), quanto piuttosto per garantire
l’idoneità dello svolgimento congiunto di funzioni e servizi comuni;
b) il numero di servizi esercitati in forma associata
(parametro assente in caso di fusione) costituisce non solo condizione
d’accesso ai contributi, ma anche misura di calcolo del quantum di contributo
spettante (maggiore è il numero di servizi, maggiore è lo stanziamento).
In sostanza si può sintetizzare con le seguenti
considerazioni: la fusione, costituendo non già un modello di associazionismo,
ma una modifica meramente territoriale, è istituto prettamente indirizzato
all’eliminazione di quelle realtà municipali che, per le ridottissime
dimensioni e per la consequenziale ristrettezza economica, sono inadeguate a
garantirsi da sole un’idonea “sopravvivenza”; la fusione, quand’anche derivi da
un’unione di comuni trasfusa in un comune unico, continua a rappresentare una
soluzione da adottare preferibilmente nei casi di esiguità dimensionale degli
enti coinvolti.
Dalle intenzioni del legislatore pare di capire che l’unione
sia la via preferenziale, persino in caso di piccoli comuni (e, dunque, in casi
in cui la fusione sarebbe esemplarmente più giustificata), infatti è lo stesso
legislatore nazionale a relegare in un ambito del tutto marginale e residuale
l’opzione del comune unico ed a mostrare di preferire l’unione di comuni.
Il quadro geo-politico e demografico va considerato con
altrettanta attenzione dato che, come altre Regioni del Nord d'Italia, la
Regione Friuli Venezia Giulia è caratterizzata dalla presenza di un grande
numero di piccoli Comuni: dei 219 Comuni esistenti il 62% ha infatti una
popolazione inferiore ai 3.000 abitanti (di cui il 21% sotto i 1.000,
Suddividendo i Comuni per fasce altimetriche, si osserva che un quarto dei
Comuni sono montani, di cui il 97% ha meno di 3.000 abitanti. Un assetto
amministrativo così frammentato sembrerebbe particolarmente favorevole alla
costituzione di Unioni di Comuni; l'esperienza invece è stata a dir poco
insoddisfacente.
Delle 16 Unioni costituite alla fine del 2000, 2 si sono
sciolte quasi immediatamente (2001) ed 11 alla fine del 2004; ad oggi sono
ancora operative 5 unioni cui dovrebbe affiancarsi una nuova unione in
Provincia di Gorizia. Notoriamente i Comuni coinvolti dalle Convenzioni sono
molti di più di quelli coinvolti dalle Unioni, ma la relazione “forma
associativa/risorse”, al fine di integrare e migliorare i servizi, porta nella
direzione delle unioni nonnostante il fatto che le politiche della Regione non
siano particolarmente premianti nei confronti di queste ultime.
Segue.....
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