lunedì 11 novembre 2013

FUSIONI ED UNIONI: PREMESSE.


Prima di dichiarare la nostra posizione è opportuno illustrare queste due forme di aggregazione amministrativa, infatti molto spesso le due cose vengono confuse o scambiate fra loro:
- Fusione
L’esigenza che s’intende soddisfare con la fusione è essenzialmente quella di eliminare i cd. “comuni polvere” ed i gravi disagi connessi all’esiguità dimensionale dei medesimi, senza per questo ricadere nei problemi gestionali e negli aumenti di costi tipici di un super-comune. E che, nella fusione, l’attenzione sia rivolta proprio (e solo) alla consistenza demografica e dimensionale del modificando assetto territoriale, è facilmente intuibile da due circostanze:
a) il futuro comune unico deve derivare dalla fusione di almeno due comuni e dovrebbe preferibilmente avere una dimensione minima di 3.000 abitanti ed una dimensione massima di 30.000 abitanti (se si tratta di una “unione convertita”);
b) il contributo ordinario annuale (sia statale che regionale) spettante al nuovo comune è calcolato in base alla popolazione ed ai comuni coinvolti ed è assolutamente svincolato dal numero e dalle modalità di gestione dei servizi.

- Unione
Di contro, l’esigenza sottesa alla costituzione di un’unione è primariamente quella di pervenire ad una gestione stabile ed integrata di funzioni comunali, così da fornire un grado di efficienza che il singolo comune (piccolo o grande che sia) non sarebbe separatamente in grado di assicurare ai propri cittadini. Tant’è vero che:
a) il numero minimo di comuni preteso per una costituenda unione è richiesto non tanto per sollecitare un’aggregazione di centri minori (finalità tipica ed esclusiva di una fusione), quanto piuttosto per garantire l’idoneità dello svolgimento congiunto di funzioni e servizi comuni;
b) il numero di servizi esercitati in forma associata (parametro assente in caso di fusione) costituisce non solo condizione d’accesso ai contributi, ma anche misura di calcolo del quantum di contributo spettante (maggiore è il numero di servizi, maggiore è lo stanziamento).

In sostanza si può sintetizzare con le seguenti considerazioni: la fusione, costituendo non già un modello di associazionismo, ma una modifica meramente territoriale, è istituto prettamente indirizzato all’eliminazione di quelle realtà municipali che, per le ridottissime dimensioni e per la consequenziale ristrettezza economica, sono inadeguate a garantirsi da sole un’idonea “sopravvivenza”; la fusione, quand’anche derivi da un’unione di comuni trasfusa in un comune unico, continua a rappresentare una soluzione da adottare preferibilmente nei casi di esiguità dimensionale degli enti coinvolti.
Dalle intenzioni del legislatore pare di capire che l’unione sia la via preferenziale, persino in caso di piccoli comuni (e, dunque, in casi in cui la fusione sarebbe esemplarmente più giustificata), infatti è lo stesso legislatore nazionale a relegare in un ambito del tutto marginale e residuale l’opzione del comune unico ed a mostrare di preferire l’unione di comuni.



Il quadro geo-politico e demografico va considerato con altrettanta attenzione dato che, come altre Regioni del Nord d'Italia, la Regione Friuli Venezia Giulia è caratterizzata dalla presenza di un grande numero di piccoli Comuni: dei 219 Comuni esistenti il 62% ha infatti una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti (di cui il 21% sotto i 1.000, Suddividendo i Comuni per fasce altimetriche, si osserva che un quarto dei Comuni sono montani, di cui il 97% ha meno di 3.000 abitanti. Un assetto amministrativo così frammentato sembrerebbe particolarmente favorevole alla costituzione di Unioni di Comuni; l'esperienza invece è stata a dir poco insoddisfacente.
Delle 16 Unioni costituite alla fine del 2000, 2 si sono sciolte quasi immediatamente (2001) ed 11 alla fine del 2004; ad oggi sono ancora operative 5 unioni cui dovrebbe affiancarsi una nuova unione in Provincia di Gorizia. Notoriamente i Comuni coinvolti dalle Convenzioni sono molti di più di quelli coinvolti dalle Unioni, ma la relazione “forma associativa/risorse”, al fine di integrare e migliorare i servizi, porta nella direzione delle unioni nonnostante il fatto che le politiche della Regione non siano particolarmente premianti nei confronti di queste ultime.

Segue.....

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